La transizione scuola-lavoro secondo Eurostat
Uno degli indicatori più semplici da concepire e anche più convincente per misurare il grado di efficienza della transizione scuola-lavoro è senz’altro la sua durata. Non è, però, il più facile da calcolare, nonostante la sua importanza, perché come per tutti gli indicatori relativi alle transizioni scuola-lavoro, manca la base di dati necessaria.
Di recente, l’Eurostat ha fatto un tentativo serio di misurazione della durata della transizione in tutti i paesi europei sfruttando due moduli ad hoc annessi al questionario dell’indagine europea sulle forze di lavoro.
L’Italia è agli ultimi posti, ma la sensazione è che la situazione sia ancora peggiore di quella illustrata da Eurostat.
I dati disponibili, così come riprodotti nella figura 1, si soffermano solo sui valori medi per paese e per livello di istruzione. Inoltre, si concentrano sulla transizione al “primo posto di lavoro significativo”, intendendo con ciò uno della durata di almeno tre mesi e, quindi, non necessariamente un lavoro a tempo indeterminato.
La figura mostra che ci sono forti differenze fra paesi e i “più lenti” sono quelli dell’Europa meridionale e orientale. Con una media di tempi di attesa di nove mesi circa, l’Italia è seconda solo alla Grecia in termini di durata della transizione per i laureati. Per i diplomati è settima, con un tempo di attesa medio di circa 13,5 mesi…