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Le teorie dello sviluppo (e i relativi modelli) sono ancora troppo schematici per aiutarci a comprendere e prevedere i fenomeni socioeconomici?

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Ho letto con molto interesse un libro che raccoglie scritti di Pierluigi Ciocca intitolato “Ai confini dell’economia. Elogio dell’interdisciplinarità”, ricco di interessanti spunti su questioni che sono decisive per comprendere e prevedere i fenomeni socio economici, ma vengono quasi sempre disattese dagli economisti “main stream” perché ritenute ai margini se non del tutto estranee al campo delle scienze economiche come tradizionalmente definite. Non ripeto qui le motivazioni che Ciocca adduce per spiegare questa carenza che ritiene molto grave (e io con lui).

Mi limito a richiamare l’attenzione sui contributi che, anche attingendo alla sua ampia e profonda conoscenza della storia dell’economia, Ciocca propone per arricchire l’elenco delle variabili aggiuntive (con relative interconnessioni) da prendere in considerazione per superare i limiti dei modelli che vanno per la maggiore. La figura introduttiva illustra un mio tentativo di estrema sintesi del contenuto del capitolo 2 della raccolta intitolato “Dei fattori non economici del progresso economico“. I contributi primari di Ciocca ritengo siano da una parte l’esplicitazione e l’articolazione dello strato intermedio composto da “quattro fasci di forze economiche… a valle di REI e a monte di CIP”, dall’altra la sottolineatura che per avere risultati su livello REI bisogna agire sui due livelli superiori.

Non si sottrae Ciocca alla sfida di indicare (vedi il capitolo 2 al paragrafo 6, intitolato “Una politica per l’economia italiana”, ma anche l’intero capitolo 4 intitolato “Un ordinamento per l’economia”) i principi ispiratori di un’azione che rivitalizzi l’economia italiana e fornisce suggerimenti che se attuati darebbero certamente un contributo positivo al rilancio del nostro sistema produttivo.

Un programma di lavoro per trasformare le riflessioni in un modello potrebbe articolarsi su quattro fronti.

  1. Esplicitare che come obiettivo non è da considerare il “Progresso Economico”, ma il ” BES Benessere Equo e Solidale” (trovo sorprendente che una serie di scritti mirati a sottolineare le dimensioni “ai confini dell’economia” esprima in termini riduttivistici l’obiettivo generale; forse è solo una questione di terminologia. Su questo fronte va proseguito ed esteso lo sforzo iniziato con l‘introduzione del BES nel Documento di Economia e Finanza (12 indicatori sono già inseriti nel DEF 2018) investendo nella costruzione di modelli che comprendano questi indicatori e li correlino con le altre grandezze in gioco. Non solo una generale attenzione al concetto di equità, ma anche la tenuta sociale, unitamente alla valutazione diffusa tra molti economisti che gli squilibri economici rallentino la crescita impongono di proseguire in questa direzione che è suggerita anche dalla manifesta inadeguatezza della grandezza PIL a rappresentare la dinamica economica di un paese.
  2. Costruire la rete di correlazione fra le grandezze rappresentate nello schema (non a caso uso il termine correlazione in quanto la maggioranza dei legami non è riconducibile a un semplicistico legame di causa effetto e anche perché sono numerose le controreazioni (feedback).
  3. Ampliare l’analisi e la rappresentazione nello schema della dimensione domanda; Ciocca osserva con riferimento all’Italia “la difficoltà di fuori uscire dalla più profonda depressione di domanda effettiva della sua storia”, ma non approfondisce questo aspetto come ritengo necessario anche come risposta agli opposti estremismi tra le pulsioni pauperistiche di una presunta “felicità della decrescita” e l’auspicio di una illimitata dinamica dei consumi (essendo la qualità dei consumi una potenziale composizione di questo scontro).
  4. Integrare lo schema con una rappresentazione dei processi decisionali partecipativi e soprattutto dei flussi informativi connessi che sono determinanti sul livello che Ciocca indica con l’acronimo CIP, ma anche sulla dimensione domanda di cui al punto 3.
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Un quinto suggerimento è ben più impegnativo: passare da una modellistica statica a una dinamica che consideri l’evoluzione nel tempo delle grandezze rappresentative e i ritardi nella manifestazione dei rapporti di causa ed effetto. A sviluppi di questo tipo è dedicato nel libro di Ciocca il capitolo 3 intitolato “Tempo storico e tempo logico in economia e finanza” dal quale trascrivo le conclusioni che evocano anche la questione di fondo di ogni tentativo previsionale: l’incertezza.

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Nella attuale realtà italiana lentezza e imprevedibilità dei meccanismi decisionali sia per l’intervento pubblico in economia e per le procedure autorizzativi sia per i processi giudiziari (amministrativi e civili) sono degli ostacoli spesso insormontabili per un’evoluzione positiva del quadro socio economico.

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